Eh si, la lingua italiana crea un sacco di problemi e di orrori anche online!
Se ne sono accorti anche professori e docenti (almeno alcuni) e se ne accorgono in molti, leggendo qua e là, probabilmente anche in queste pagine… perchè tra mancata conoscenza di grammatica e ortografia e sintassi, tra mancata cultura generale, tra fretta e frenesia nello scrive, ecco che si annidano gli errori, anzi, gli ORRORI che rendono la nostra bella lingua un bruttissimo itagliano!
Ma quali sono gli errori che creano spettacolari brividi, che percorrono la schiena di molti, partendo dalla punta del minolo fino alla doppia punta del capello più lungo? Vediamone alcuni.
L’italiano e l’uso dell’apostrofo
Un poco si può troncare e diventa “un po’“. Si scrive con l’apostrofo, è una troncatura. Non possiamo scrivere “pò” perchè non significa nulla, e il fiume, per la cronaca, si scrive “Po” senza apostrofo, senza accento e con la P maiuscola, perchè è il suo nome!
Si scrive “sono d’accordo“, e non “sono daccordo” …tutto unito non significa niente!
Si scrive “so“, voce del verbo sapere, non certo “so’” perchè quell’apostrofo non serve proprio.
L’italiano e l’uso dell’accento
Ve la ricordate la filastrocca, che si impara già alle elementari “su qui e su qua l’accento non va, su lì e su là l’accento ci va”?
E sempre parlando di accenti: su “va” l’accento non serve; “da” si scrive senza accento quando è preposizione semplice, mentre “dà” si scrive con l’accento quando è 3a persona dell’indicativo presente del verbo dare. Anche “sta” (esempio: ma come si sta bene qui!) e “fa” (esempio: mi fa davvero piacere) non vogliono l’accento. Invece “sì” come particella affermativa va sempre accentata, perchè se scriviamo “si” stiamo scrivendo il pronome riflessivo di 3a persona.
E se uniamo apostrofo e accento, possiamo trovarci di fronte ad un “non c’è la posso fare”… ehm, no, non ce la posso proprio fare a leggere un orrore simile. Noi al massimo “non ce la possiamo fare”.
Congiuntivo, questo sconosciuto
Ok, qui si apre un capitolo che potrebbe rivelarsi un buco nero… Facciamo solo qualche esempio.
Se chiediamo una verifica, scriveremo “verificate che sia tutto ok” e non “verificate che è tutto ok”. Il congiuntivo esiste, è bello, usiamolo! Soprattutto nelle proposizione subordinate ci aiuta ad indicare desiderio, possibilità, probabilità o dubbio.
L’italiano ed altri orrori vari
Quando scriviamo “affianco” stiamo usando la 1a persona singolare del presente indicativo del verbo affiancare… perchè se vogliamo scrivere che siamo a lato di qualcosa, dovremo scrivere “a fianco“.
Allo stesso modo, quando scriviamo “apposto” stiamo usando il participio passato del verbo apporre, ma se vogliamo intendere che è tutto in ordine dobbiamo scrivere “a posto“. Similmente se abbiamo fatto qualcosa volutamente e lo vogliamo condividere, dovremo scrivere “l’ho fatto a posta” e non “apposta”!
“apparte tutto” è un orrore simile a quelli appena visti. Si scrive “a parte tutto”. Stop.
“uscire” è un verbo intransitivo (così come “scendere”) per cui non regge ul complemento oggetto… eh, si, l’ho detto, anzi l’ho scritto! Non posso scrivere “esci le chiavi dalla borsa” o “esci le valige dalla macchina” e non posso nemmeno dire “scendi il cane che lo piscio”… però continueremo a dirlo, ridacchiando pensando a questo articolo, e potremo continuare a “uscire con tizio e casio” o “scendere dalle scale”
Usare “k” al posto di “ch” non fa figo, fa bimbominkia, fa sciatto, fa poco acculturato, fa tristezza!
“accelerare” si scrive con una sola l e non “accellerare“, “proggettato” è un orrore davvero orrendo da leggere, non si può vedere! si scrive “progettato” con una sola g.
E se vogliamo usare termini inglesi, termini latini o simili forme di comunicazione, accertiamoci di saperli usare.
“ad oc” si scrive “ad hoc“, deriva dal latino, significa “per questo” e si usa per indicare che un qualcosa è adatto, appropriato, perfettamente calzante.
“curriculum” che per la precisione sarebbe “curriculum vitae” è latino, se ne ho più di uno, non avrò tanti “curriculi” ma tanti “curricula“.
Quando scrivo qualcosa “in calce” non significa che la scrivo di mio pungo o che firmo con la penna biro: anche qui ci troviamo di fronte al latino, e significa semplicemente “in fondo“, “alla fine” di un documento ad esempio (letteralmente “nel calcagno”).
“vademecum” o “vade mecum” così come “viceversa” o “vice versa” sono corretti in entrambe le forme.
Punteggiatura… seminata a casaccio
I puntini di sospensione sono 3… non sono 2, non sono 4, sono semplicemente 3.
Dopo ogni segno di punteggiatura si inserisce uno spazio, non 2 non 10, solo uno spazio (gli eventuali spazi aggiuntivi sono dati dall’allineamento automatico di un testo, ma non vanno inseriti manualmente con la barra spaziatrice).
Dopo il punto va la lettera maiuscola.
Una virgola salva la vita!
“Vado a mangiare nonna” è diverso da “Vado a mangiare, nonna”
Lungi da me il volermi ergere a maestrina… gli errori li faccio anche io, e spesso! Ma è utile fare un po’ di analisi ogni tanto, vedere quali lacune ci si trova a combattere e dover colmare… ma soprattutto è utile accettare le critiche e i suggerimenti.