Cosa ci insegna “Padre Ricco Padre Povero” anche se non parla di web marketing<br />

Cosa ci insegna “Padre Ricco Padre Povero” anche se non parla di web marketing

5 spunti fondamentali per chi vuole fare impresa (anche sul web)

Quando si parla di libri che ti cambiano il modo di vedere il fare impresa, il gestire le proprie finanze, il denaro e la ricchezza, il lavoro e la libertà personale, “Padre Ricco, Padre Povero” è uno di quelli che spunta fuori più spesso. Non è un libro che tratta di web marketing, ma le sue “lezioni” si possono rivelare preziose anche per chi vuole far crescere un’attività online, lanciare un brand o comprendere meglio la logica che sta dietro ai numeri e alle decisioni.
Pur non essendo un manuale di marketing o di strategia aziendale, è un libro che dovrebbe stare sul comodino di ogni imprenditore, freelance o professionista digitale.
Perché ti spinge a farti delle domande, a guardare oltre il lavoro operativo e a ragionare in ottica di valore e visione a lungo termine.

In questo articolo, ho cercato di focalizzare l’attenzione su 5 spunti chiave del libro di Robert Kiyosaki e Sharon Lechter, interpretandoli in ottica di mondo digitale e del business contemporaneo.

1. La differenza tra lavorare per soldi e far lavorare i soldi per te

I poveri e la classe media lavorano per i soldi. I ricchi fanno lavorare i soldi per loro.
(Capitolo 1 – Lezione 1: I ricchi non lavorano per i soldi)

La differenza è sottile ma potentissima. Lavorare per i soldi significa vendere il nostro tempo. Far lavorare i soldi per noi significa costruire asset.
Questa è una delle prime lezioni che colpiscono il lettore, e si può collocare benissimo anche nel mondo digitale.
Molti freelance e imprenditori digitali iniziano “lavorando per soldi”, scambiando il proprio tempo per un compenso. Ma la svolta arriva quando si comincia a costruire sistemi che generano reddito anche quando non siamo operativi: un sito e-commerce che vende anche di notte, un corso online che continua a essere acquistato, contenuti evergreen che attirano traffico nel tempo.

Nel digitale tutto questo si traduce in:

  • chi si affida alla sola presenza online, non studiata e strutturata, al passaparola e ai clienti che “arrivano da soli” …e vive di imprevisti
  • chi costruisce un “sistema digitale” che porta clienti in modo prevedibile, costante e scalabile

Un sito ben fatto, con ottimizzazione SEO, con struttura e contenuti pensati per convertire e con strumenti di automazione (come newsletter e funnel), è un asset. Una landing page performante, con CTA monitorate e costantemente migliorate, supportata da una campagna pubblicitaria mirata, è un altro esempio di asset che fa lavorare i soldi per noi!

E questo è ciò che facciamo nel nostro lavoro quotidiano: aiutare le imprese a trasformare strumenti passivi in strumenti attivi.

2. L’intelligenza finanziaria è più importante del guadagno

Non è quanto denaro guadagni, ma quanto ne tieni, quanto lavora per te e per quante generazioni lo manterrai.
(Capitolo 3 – Lezione 3: Presta attenzione alla tua attività)

Questo concetto può sembrare distante dal web marketing, ma non lo è affatto! Molti pensano che fare pubblicità significhi “spendere per avere visibilità”… e senza analisi dei risultati, quella spesa può diventare veramente un puro spreco, sebbene dia visibilità.
L’intelligenza finanziaria, applicata al marketing digitale, significa sapere dove investire e come misurare il ritorno.

Nel nostro lavoro, prima di lanciare qualsiasi campagna Google Ads o Meta Ads, costruiamo un piano di monitoraggio: cosa vogliamo ottenere, in che misura lo vogliamo ottenere, come andremo a valutare se stiamo raggiungendo il nostro obiettivo, quali saranno i nostri KPI. E per farlo, tracciamenti eventi, tracciamo conversioni, generiamo report.
Perchè solo in questo modo capiamo quanto costa e quanto vale ogni cliente acquisito, quali parole chiave o concetti o argomenti o servizi o prodotti portano maggior valore, o anche quali offerte convertono meglio…

Educare il cliente a guardare i numeri giusti, e non solo le vanity metrics, analizzandoli in modo intelligente lungimirante e costruttivo, è parte integrante del nostro metodo.
Perché il vero marketing non è quello che fa “rumore” o volumi insignificanti, ma quello che fa quadrare i conti ad un business che sta investendo.

Quante aziende investono cifre importanti in pubblicità senza analizzare i ritorni? Quanti siti vengono rifatti completamente, senza una strategia di conversione chiara o una misurazione precisa del ROI?
Educare alla web analysis e alla lettura dei dati, come facciamo spessissimo nel nostro lavoro, significa applicare l’intelligenza finanziaria di Kiyosaki al mondo digitale: non basta “spendere”, bisogna capire dove, come e perché.

3. Non dire “non me lo posso permettere”, chiediti “come posso permettermelo?”

Le persone creano la propria vita parlando. Le parole sono potenti.
(Capitolo 4 – Lezione 4: La storia delle imposte e il potere delle società)

La mentalità di chi dice sempre (o pensa sempre) “non me lo posso permettere” è bloccante!
La mentalità di chi dice o pensa “come posso permettermelo?” apre possibilità, invita alla pianificazione e porta alla crescita.
È la mentalità che separa chi aspetta da chi agisce.

Nel nostro lavoro noi non vendiamo solo servizi. Non vendiamo “mindset imprenditoriali di successo”, ma diamo il massimo per aiutare i nostri clienti a migliorare sempre più il loro (e il nostro) modo di pensare il marketing, per vederlo come un investimento e non come un costo.

Quante volte serve rifare tutto da zero? Quante volte si può partire da una landing già ottimizzata, o da una strategia SEO local ben predisposta, piuttosto che da una presenza social mirata, e costruire nel tempo una strategia più completa e redditizia, senza rasare al suolo quanto già realizzato (e foraggiato).
Questo approccio è fondamentale, soprattutto per le piccole imprese e i professionisti che hanno spesso dei budget limitati.

Quante volte sentiamo frasi come: “la campagna web marketing costa troppo”, “non possiamo permetterci un nuovo sito”, “social media? non abbiamo il tempo”, “landing page? troppo cara, usiamo una pagina del sito” ecc? La domanda da porsi sarebbe invece “cosa perdiamo a non farlo? e come possiamo renderlo possibile, magari un passo alla volta?”

Proponiamo un approccio su misura: non un marketing da sogno con millemila opzioni e possibilità e millemila € di investimento, ma un marketing sostenibile e graduale, che cresce insieme all’azienda.

4. I ricchi acquisiscono attività, i poveri acquisiscono passività

Intelligenza finanziaria significa sapere la differenza tra un’attività e una passività.
(Capitolo 2 – Lezione 2: Perché insegnare l’educazione finanziaria)

Kiyosaki insiste su una distinzione fondamentale: un’attività è qualcosa che ti mette dei soldi in tasca, una passività te li toglie.

Un sito ben fatto (=bello e piacevole), tracciato e ottimizzato, che genera contatti o vendite, è un’attività. Un sito ben fatto (=bello e piacevole) ma non ottimizzato, senza tracciamento e senza strategia, che non genera contatti o vendite è una passività.
Quante aziende possiedono siti belli ma inutili? O profili social aggiornati con costanza, ma senza una strategia? Sono passività: assorbono tempo e denaro, senza generare ritorni misurabili.

Per trasformare questi strumenti in beni, serve strategia di web marketing mirata e specifica.
Un sito deve avere obiettivi chiari: far acquistare qualcosa, contattare l’azienda, iscriversi a un servizio o una newsletter…
Una campagna social non deve solo piacere, ma guidare l’utente verso un’azione utile, che porti un guadagno all’azienda.

Nel nostro lavoro noi usiamo spesso un semplice schemino con i nostri clienti (magari non gli facciamo queste 3 domande dirette, ma di fatto otteniamo queste 3 risposte chiave):

  • Questo strumento/canale ti sta portando clienti o sta migliorando il valore del cliente acquisito?
  • Questo aumento o miglioramento è misurabile?
  • Il ROI è positivo e soddisfacente?

Se la risposta è sì a tutte e 3, abbiamo un’attività digitale, perchè mette dei soldi in tasca al cliente che ci sta investendo. Altrimenti, è il caso di rivalutare il canale e la strategia.

La domanda chiave è: la vostra presenza online è un costo o un investimento?

5. Il lavoro sicuro non è più sicuro: serve educazione continua

L’unico vantaggio competitivo che hai è la tua capacità di imparare più velocemente degli altri
(Capitolo 5 – Lezione 5: I ricchi inventano il denaro)

La pandemia, le crisi economiche, il cambiamento costante del mercato hanno reso evidente una cosa: nessun lavoro è davvero sicuro, se non si investe nella formazione e non si è pronti ad affrontare il cambiamento.

Nel mondo digitale questo è ancora più evidente, vista la velocità impressionante della sua evoluzione: ciò che funzionava un anno fa, oggi è obsoleto. Talvolta anche ciò che funzionava il mese scorso, oggi non è più replicabile. I social cambiano algoritmo, Google modifica algoritmo, l’AI entra a gamba tesa in ogni settore e ambito: le regole del gioco cambiano, le tecnologie evolvono.
Se vogliamo stare al passo, dobbiamo imparare, e dobbiamo farlo più velocemente degli altri. Impariamo noi consulenti, noi tecnici, noi specialisti, così come imparano gli imprenditori, le aziende, i team interni.

Ma il “sapere tecnico” è solo una parte: la vera capacità e forza sta nel sapere leggere le dinamiche, interpretare i dati, anticipare i trend.
Come dice Kiyosaki, l’educazione finanziaria ti libera. E secondo noi l’educazione digitale oggi è una sua naturale evoluzione.
Chi non impara a usare gli strumenti digitali, a comunicare online, a leggere e interpretare correttamente i dati e rischia di restare indietro.

Formazione, formazione, formazione: può essere una spinta incredibilmente utile. Più sai, più puoi decidere. E più decidi, più sei libero.

Saper distinguere ciò che crea valore da ciò che lo consuma, ciò che ti rende libero da ciò che ti lega.

Di fatto “Padre Ricco Padre Povero” non è né un manuale tecnico né un libro di marketing. È solo un libro che ti insegna a pensare da imprenditore… ma va letto con il giusto spirito, con la mente aperta, con curiosità e consapevolezza che spesso bisogna sapersi mettere in gioco e rimodellare idee e pensieri.

Alla base di tutto emerge un punto chiave, che possiamo leggere in chiave economica, ma anche tecnica e addirittura personale.

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